La attuale crisi globale, che non ha precedenti
nella storia recente, sta trascinando i Paesi del mondo occidentale - e con
loro anche le potenze economiche emergenti - in una "navigazione verso
l'ignoto", nel corso della quale è probabile che molti dei valori che
impregnano la nostra civiltà subiranno una trasformazione profonda, con
ricadute auspicabilmente positive per la società civile.
In questo quadro, i Governi e le autorità
monetarie hanno adottato una serie di misure per la tutela del sistema
finanziario e per la bonifica normativa e morale degli istituti di credito e
delle principali strutture coinvolte nella crisi, che sembrano aver sortito
effetti positivi e stabilizzanti nei confronti della situazione
economico-finanziaria.
E' opinione diffusa che gli interventi di natura
finanziaria e industriale da soli non basteranno per assicurare all'Europa,
agli Stati Uniti e al Giappone una via di uscita dalla crisi affidabile e
sostenibile nel tempo. Altro andrà fatto: andrà sostenuto il talento, il
capitale umano e, in particolare, la ricerca, la scienza e l'innovazione, al
fine di disporre - in un pianeta che aumenta continuamente la propria
popolazione ed invecchia - di nuove soluzioni e di nuove tecnologie; in una
parola, di nuove prospettive di sviluppo sostenibile.
Il Presidente USA, Barack Obama, appena
insediatosi, ha subito avviato una politica di forte sostegno alla ricerca e
alla scienza, con la decisione di impegnare nuovi investimenti e con la
immediata rimozione del divieto all'impiego delle cellule staminali di origine
embrionale, fatto che avrà ripercussioni non solo nella ricerca biomedica, ma
rappresenterà probabilmente un impulso di rinnovamento e di apertura per tutti
gli altri campi della scienza (leggi Obama e la
scienza).
La Francia ha valorizzato il sistema delle
Università e della ricerca, e così hanno fatto altri Paesi - che peraltro
già eccellono per gli investimenti e per l'importanza che annettono alla
ricerca e all'innovazione - come la Gran Bretagna, la Svezia, la Danimarca, e
più recentemente anche la Spagna (vedi il grafico Spesa in R&S
e numero di ricercatori).
In Italia da decenni si parla di sostegno alla
ricerca e all'Università; ma sempre da decenni gli investimenti stagnano, anzi
si prospettano tagli "virtuosi", senza misure che diano a breve
ossigeno ai ricercatori e prospettive di impegno a lungo termine.
Solo recentemente si sono manifestati segnali nuovi in senso meritocratico, con
particolare riferimento al settore universitario. Ma sembrano mancare ancora
interventi incisivi, che assicurino una reale inversione di tendenza,
soprattutto per quel che riguarda la governance della ricerca.
Questa preoccupazione è ampiamente condivisa dai
ricercatori italiani che operano nel nostro Paese, fra i quali quelli del Gruppo
2003, e da scienziati e ricercatori che hanno stabilito all'estero il loro
domicilio lavorativo. Fra questi figurano i membri dell'ISSNAF,
associazione costituitasi nel 2007 per raccogliere gli sforzi e i suggerimenti
di coloro che dagli Stati Uniti hanno deciso di mettere a disposizione del
proprio Paese natale l'esperienza maturata oltre oceano, con proposte di
collaborazione già espresse più volte, e in diverse sedi, a livello
istituzionale.
E' proprio per proporre un confronto su questi temi che il Gruppo 2003 e ISSNAF
hanno organizzato il Convegno "INSIEME PER LA RICERCA. Scienziati italiani
d'Italia e USA per una nuova governance", il giorno 21 Settembre 2009
presso l'Università Bocconi di Milano.
Nel corso dei lavori le due Associazioni di
scienziati e ricercatori hanno formulato una proposta precisa al Paese (scarica il
pdf), mettendo al servizio delle istituzioni, e in particolare del
Ministero dell'istruzione, dell'Università e della ricerca, la propria
disponibilità e progettualità, affinché si possa finalmente imboccare una
strada che incida, con efficacia e tempestività, sulla governance della
ricerca, anche a prescindere dalle risorse attualmente disponibili. La proposta
riguarda la possibilità di istituire una rete di agenzie o strutture ad hoc,
coordinate da un'unica cabina di regia e di avviare il riordino degli Enti
pubblici di ricerca, che sono gli attori fondamentali della ricerca finanziata
dallo Stato.