Scienziati rispondono con una lettera aperta alla sospensione del progetto Light Up da parte del Consiglio di Stato
28 gennaio 2020. Gli scienziati Bellomo, Garattini, Rizzolatti e Di Chiara inviano una lettera aperta ai giudici sul caso della sospensione della sperimentazione animale sui macachi ordinata dal Consiglio di Stato: “I ricercatori non stanno trasgredendo la legge. Qui si vuole abolire la ricerca sperimentale, con gravissimi danni per il Paese”.
Ribaltando una precedente decisione del TAR, nei giorni scorsi la Terza Sezione del Consiglio di Stato ha deciso di sospendere la sperimentazione su sei macachi del progetto Light Up su deficit visivi (Università di Torino e di Parma), premiato da un prestigioso bando ERC europeo. La richiesta di sospensione arriva dagli animalisti della LAV.
Per motivare la decisione il giudice asserisce che «è l'Ente che sperimenta a dover provare che non esistono alternative a una sperimentazione invasiva sugli animali e foriera di sofferenze che la normativa europea e nazionale sul benessere animale, anche nelle sedi di sperimentazione, prescrive di evitare o ridurre entro rigorosi parametri fisiologici».
La decisione fa pensare che il giudice non sia al corrente che tali verifiche sono state già eseguite dagli enti che hanno autorizzato la ricerca Light Up. Contrariamente ad altri paesi europei, in Italia ogni ricerca con animali viene presentata per l’autorizzazione non a uno, ma a ben cinque comitati di controllo, i quali hanno avuto modo di esprimersi per dare il via libera alla sperimentazione in questione. Sono nell’ordine: il comitato etico, il comitato del benessere animale, l’Istituto Superiore di Sanità, il Consiglio Superiore di Sanità e il Ministero della Salute. Tutti hanno ritenuto che la ricerca fosse necessaria e che utilizzasse la specie animale più adatta.
In presenza di queste autorizzazioni, appare sorprendente l’intervento del Consiglio di Stato, che sembra non essere coerente con le norme che regolano tale campo. Tocca a chi contesta far sapere quale è il metodo alternativo capace di ottenere gli stessi risultati. I ricercatori hanno già fatto il loro lavoro quando hanno sottoposto il protocollo di ricerca alle autorità competenti. Commentano il farmacologo Silvio Garattini, e i neuroscienziati Giacomo Rizzolatti e Gaetano Di Chiara in una lettera aperta: “Siamo in un Paese in cui, sotto la spinta di molteplici spinte antiscientifiche, si vuole abolire la ricerca sperimentale. Ma senza ricerca il paese è destinato a regredire economicamente e civilmente. Senza ricerca non c’è futuro”.
La lettera è stata inviata ai presidenti del Consiglio di Stato, del Consiglio Superiore della Magistratura, del Consiglio Superiore di Sanità, dell’Istituto Superiore di Sanità, dell'European Research Council, e ai Ministri della salute e dell'Università e Ricerca.